Il Coltellino Svizzero di Annamaria Testa, pensare a come pensiamo


Il Coltellino Svizzero il libro di Annamaria Testa,

Leggere romanzi cambia il cervello

Annamaria Testa, Il Coltellino Svizzero

Il Coltellino Svizzero di Annamaria Testa è come una bella fetta di dolce alle fragole. Non vorresti mai che finisse.

Il primo morso è gustosissimo. Il profumo delle fragole fresche e la dolcezza della crema. E siamo solo ai primi capitoli.

Ti sembra che manchi tanto alla fine della fetta. Pensi che puoi gustarla per molto tempo. Te la prendi con comodità. Chissà per quanto tempo potrai gustare la pasta frolla, le fragole profumate e la crema così pastosa.

Ma poi non vedi l’ora di dare un secondo morso e poi un terzo.

All’improvviso sei quasi alla fine e non te ne sei nemmeno accorto. Ora manca l’ultimo pezzettino, un solo capitolo, non puoi pensare più a lungo termine (che è anche il nome dell’ultimo capitolo del libro). È già finita la fetta? Solo poco fa pensavi che potesse durare tanto…

In questo articolo ho scelto i 14 capitoli del libro che mi hanno colpito di più. Un piccolo assaggio dei 68 capitoli del Coltellino Svizzero, frutto di anni di lavoro da parte di Annamaria Testa che ha selezionato i testi più apprezzati tra gli oltre ottocento articoli pubblicati nel suo blog.

Che ne dici di dare qualche morso proprio ora?

Domandare è virtuoso

Ogni domanda che rinunciamo a fare è un’occasione perduta non solo in termini di comprensione, di conoscenza e di relazione, ma anche in termini di invenzione. Quando avevamo quattro anni lo sapevamo benissimo.

Annamaria Testa, Il Coltellino svizzero

I bambini fanno domande da scienziati (perchè l’acqua è bagnata), da filosofi (dove sta Dio?), da psicologi (perchè ti arrabbi?) o da economista (perchè devi andare a lavorare?). Perchè fino a 4 anni di vita facciamo tante domande e poi gradualmente smettiamo di farle?

Perchè:

  • pensiamo di sapere già la risposta
  • per pigrizia
  • per rassegnazione
  • per timidezza

Mio commento

Ti racconto la mia esperienza.

Io sono stato sempre molto curioso. A scuola facevo sempre tante domande e non mi attiravo le simpatie di tutti gli insegnanti. Una volta al liceo la nostra insegnante di scienze venne sostituita da un’insegnante giovane e un po’ inesperta. Io le feci qualche domanda ma lei non sapeva bene come rispodere. Qualche giro di parole e in qualche modo se la cavò. Poi alzai la mano di nuovo e le feci di nuovo una domanda. A quel punto lei mi mise in punizione con una scusa. Mi viene da ridere a pensarci ora.

Sono rimasto curioso ma il mio tasso di domande è sicuramente diminuito. Continuare a fare domande agli altri e farsi domande a se stessi è fondamentale per continuare ad imparare e migliorare.

Incompetenti e inconsapevoli

Il sapiente sa di non sapere

Socrate

Si chiama effetto Dunning-Kruger, dal nome dei due ricercatori della Cornell University che l’hanno descritto nel 1999, l’insidioso cortocircuito mentale che condanna chi è incompetente a non accorgersi della propria incompetenza.

Gli incompetenti hanno inconsapevolmente i seguenti comportamenti:

  • sovrastimano le proprie capacità
  • sottovalutano le capacità degli altri
  • sono supponenti
  • ignorano i propri limiti ed i propri errori
  • non sentono alcun bisogno di apprendere di più.

L’altra faccia della medaglia è la sindrome dell’impostore. Chi è più competente ed ha ottenuto già dei riconoscimenti tende ad avere più dubbi e a sentirsi immeritevole del successo. La cosa curiosa è che entrambe le distorsioni mentali avvantaggiano gli incompetenti.

Mio commento.

Mia nonna riassumeva l’effetto Dunning-Kruger con una frase: “Più sei scemo e più sei felice”.

Gli inganni della nostra mente

Tutti parlano dei bias cognitivi. Ma cosa sono? Sono delle deformazioni della nostra mente è pigra e prende delle scorciatoie per semplificarsi la vita. Non sempre queste scorciatoie sono giuste.

Annamaria Testa elenca i principali bias cognitivi:

  • Bias di conferma (confirmation bias): tendiamo a cercare, a prendere in considerazione e a valorizzare solo notizie, pareri o evidenze che confermano quello di cui siamo già convinti.
  • Illusione di controllo (illusion of control): è la tendenza a sovrastimare la nostra capacità di influenzare gli eventi esterni.
  • Eccesso di fiducia (overconfidence): è l’eccessiva fiducia nelle nostre valutazioni e nei nostri giudizi.
  • Senno del poi (hindsight bias): dopo che un evento è accaduto tendiamo a credere che tale evento fosse altamente prevedibile. La classica frase: te l’avevo detto che sarebbe andata male.
  • Bias del risultato (outcome bias): consiste nel ritenere che, poichè un risultato è già stato ottenuto in passato, verrà ottenuto nello stesso modo in futuro.
  • Punto cieco (bias blind spot): consiste nel ritenere di essere più immuni degli altri.

Mio commento

Cosa possiamo fare? Nulla. La nostra mente funziona così.

Una sola cosa possiamo fare: essere coscienti delle scorciatoie sbagliate che prende la nostra mente.

È faticoso ma è bene stare attenti a come ragioniamo.


Se vuoi appronfodire il tema dei bias cognitivi puoi leggere l’articolo su Nassim Taleb


La noia

Tutta l’infelicità umana deriva da una cosa sola: non riuscire a starsene tranquilli in una stanza.

Blaise Pascal

Dobbiamo rassegnarci al fatto che odiamo la noia. Appena scatta la noia andiamo a cercare qualasiasi stimolo per contrastarla. Basta vedere come si comportano i bambini.

Killingsworth e Gilbert dell’Università di Harvard scrivono nell’articolo Una mente che vaga è una mente infelice che vagare con la mente ha un costo emozionale. Quando ci annoiamo cerchiamo anche dei passatempo stupidissimi.

Ma allora la noia è solo qualcosa di negativo?

Ci viene in aiuto Annamaria Testa con una sua risposta.

Il lato luminoso della noia consiste nel fatto che l’essere annoiati ci spinge a cercare stimoli diversi e a tirare fuori la nostra curiosità. E la curiosità è uno dei nostri beni più preziosi, perché ci guida a cercare nuove opportunità. In sintesi: quando ci annoiamo, e proprio per uscire dalla sgradevole condizione di sentirci annoiati, siamo più motivati a esplorare, scoprire e inventare.

Pensare il pensiero

Metacognizione.

Andiamo bene, partiamo con i paroloni difficili…..

Calma. Si tratta di una cosa semplice e anche molto importante.

È la capacità di osservare come pensiamo e di riflettere sui nostri pensieri. È un esercizio che vale la pena fare perchè ci aiuta a capire perchè facciamo certe scelte, perchè ci innervosiamo di fronte a certe situazioni oppure ci commuoviamo di fronte ad altre.

Mio commento

La mia esperienza è che non si tratta di qualcosa di facile. Specialmente se siamo sotto pressione o stanchi la soluzione più semplice è quella di svagarsi. Hai voglia di tutto tranne che di analizzare perchè hai fatto quella scelta così sbagliata.

Io adotto la tecnica di non pensare al mio pensiero in momenti di stanchezza o nel bel mezzo di una situazione stressante. Quando sono più tranquillo dedico un po’ di tempo per riflettere. Scrivo alcune cose. Scrivere aiuta.

Leggere i romanzi cambia il cervello

È la magia delle narrazioni e la sperimenta qualsiasi buon lettore: immergersi in un romanzo vuol dire entrare in altri mondi e vivere altre vite, ampliare le proprie prospettive, scoprirne di nuove e farle proprie, viaggiare nello spazio e nel tempo.

Annamaria Testa, Il Coltellino svizzero

Leggere i romanzi cambia il cervello perchè:

  • migliora la capacità di scoprire e capire le emozioni delle altre persone
  • stimola il cervello
  • quando leggiamo ci immedesimiamo nei personaggi e viviamo un altra vita
  • è dimostrato scentificamente che leggere storie a bambini di 3-5 anni ha un impatto misurabile sul loro sviluppo celebrale e sulle competenze sociali.

Quanto più leggiamo diventiamo più competenti e riusciamo ad interagire con gli altri. Diventiamo anche più capaci nel districarci nella linea tra passato, presente e futuro.

Il barometro e lo studente

Questa storia mi ha veramente colpito. Ringrazio ancora Annamaria Testa per avermela fatta conoscere. Te la riporto in modo integrale qui.

Il docente Alexander Calandra viene chiamato da un collega a dirimere una questione spinosa: durante un esame di fisica, alla domanda “dimostrami come puoi determinare l’altezza di un grattacielo con l’aiuto di un barometro” lo studente esaminato risponde che basta portare il barometro in cima al grattacielo, legarlo a una corda, mollarla fino a ttera, tirarla su e misurarne la lunghezza.

La risposta è corretta perché risolve il problema, ma non è quella canonica (usare il barometro per determinare la differenza di pressione atmosferica tra base e vertice dell’edificio) e solleva un ulteriore problema: come falutare lo studente che sì, ha risposto, ma l’ha fatto violando la regola accademica che chiede di dimostrare il possesso di competenze proprie della materia in cui si viene esaminati?

Lo studente pretende il massimo dei voti, il docente vuole dargli zero.Calandra concorda con il collega di offrire allo studente un’altra possibilità: ha sei minuti per fornire una nuova risposta scritta.

Dopo cinque minuti non ha ancora scritto nulla.

Gli viene chiesto se vuole ritirarsi, ma lui dice che deve scegliere tra molte risposte possibili.

Al sesto minuto lo studente scrive: “porta il barometro in cima all’edifico, sporgiti e lascialo cadere dal tetto. Misura il tempo di caduta con un cronometro e poi usando la formula s = 1/2 at2 calcola l’altezza dell’edificio”.

Lo studente si prende un voto eccellente. Mentre escono insieme, Calandra gli domanda quali fossero le altre risposte.”Ci sono molti modi per misurare l’altezza di un grattacielo con l’aiuto di un barometro”, risponde lo studente.

E spiega: “In un giorno di sole posso misurare l’ombra proiettata dal barometro e quella proiettata dal grattacielo: per calcolarne l’altezza poi faccio una semplice proporzione”.

“Oppure salgo le scale e faccio segni sui muri usando il barometro come unità di lunghezza. Alla fine conto i segni e ottengo l’altezza dell’edificio in unità-barometro”.

“Posso legare il barometro a un filo e usarlo come pendolo per misurare il valore della gravità alla base del grattacielo e in cima: a partire dalla differenza tra i due valori riesco, in linea di principio, a calcolarne l’altezza”.

“E ci sono alti modi ancora: forse il più efficace è bussare alla porta del portinaio del grattacielo e dirgli: senta, questo è un bellissimo barometro, glielo regalo se mi dice quanto è alto il grattacielo”.

A questo punto Calandra domanda allo studente se davvero non conosce la risposta canonica. “Certo che sì” dice lui “ma non ne posso più dei professori che pretendono di insegnarmi come pensare invece di spiegarmi la struttura del problema”.

Qual è il senso della storia del barometro?

Non affrontare i problemi sempre allo stesso modo secondo gli stereotipi o gli schemi di pensiero comuni.

La curiosità e i suoi vantaggi

Non ho particolari talenti. Sono solo appassionatamente curioso.

Albert Einstein

La curiosità ci porta ad esplorare nuove strade, a cercare ciò che è nuovo. Com’è una persona curiosa? Di solito è una persona aperta all’esperienza e alle emozioni, vivace intellettualmente, indipendente e che ama ciò che è bello.

Per una persona curiosa è più facile imparare una nuova materia e ricordare quello che si è studiato.

Annamaria Testa ci aiuta a capire come si fa ad alimentare la curiosità.

Ecco qualche dritta:

  • tieni la mente aperta
  • non dare niente per scontato
  • continua sempre a farti domande anche bizzarre
  • non etichettare niente come noioso a priori
  • considera sempre il lato divertente di imparare
  • leggi sempre cose diverse, non limitarti ad una singola fonte
  • viaggia o meglio sentiti viaggiatore anche dentro la tua città
  • datti una pacca sulla spalla tutte le volte che scopri qualcosa di nuovo

Tollerare l’incertezza

Sentirsi incerti non è una cosa piacevole. Combattiamo sempre l’incertezza per sentirci sicuri. Purtroppo l’incertezza non è un avversario facile. Facciamo di tutto per essere sicuri ma l’imprevisto è sempre dietro l’angolo.

Abbiamo mille comfort e tecnologie ma siamo fragili. Basta un imprevisto per buttarci a terra.

Cosa possiamo fare allora?

L’unica cosa che possiamo fare è accettare l’incertezza e coltivare la pazienza. L’università statale di Mosca ha fatto uno studio approfondito sul legame forte tra attitudine creativa e capacità di tollerare le situazioni incerte e poco chiare.

Più si è in grado di tollerare l’incertezza e più si è creativi.

La fatica di decidere

Decidere è un processo incerto, faticoso e logorante.

Annamaria Testa, Il Coltellino Svizzero

Quando impariamo a gestire il processo decisionale in modo meno faticoso e logorante? Quando capiamo che nella vita ci tocca comunque decidere? E quando capiamo che anche non decidere è una forma di decisione?

Mi ricordo le prime volte che ho preso delle decisioni tipo la scelta dell’Unviserità, del lavoro, ho sempre pensato che queste decisioni erano così difficili e faticose solo perchè ero giovane. Poi avrei imparato. Poi con gli anni non è stato così. Ho imparato a gestire meglio alcuni aspetti del processo ma il disagio rimane sempre lo stesso.

Cosa possiamo fare allora con le centinaia di decisioni che dobbiamo prendere ogni giorno?

  • Quando prendiamo decisioni startegiche dobbiamo credere alla nostra pancia ma con giudizio. Attenzione solo all’eccessiva fiducia in noi stessi. È importante controllare bene la qualità e la rilevanza delle informazioni che abbiamo (Daniel Kahneman, premio Nobel)
  • Proiettiamoci nel futuro, immaginamo di vedere cosa succederà dopo che avremo preso la nostra decisione. Se tutto andrà storto, come mai è potuta andare a finire così? (Gary Klein, psicologo).

E come possiamo aiutare i bambini a prendere delle decisioni? È meglio procedere per gradi. Cominciare con piccole decisioni semplici e con un numero ridotto di alternative, per evitare che rimagano paralizzati dall’incertezza. Li possiamo invitare a pensare prima di decidere e a ragionare sulle conseguenze.

Gli universi paralleli dentro di noi

La realtà è fuori di noi, e quello che abbiamo percepito, sappiamo, conosciamo, crediamo e giudichiamo della realtà è dentro di noi.

Annamaria Testa, Il Coltellino Svizzero

Ognuno di noi pesca dalla realtà solo alcuni dati, se li aggiusta come meglio crede e poi ci costruisce la propria realtà.

Cosa è un piatto di spaghetti?

  • Per il nutrizionista: grassi, carboidrati e calorie
  • Per il cuoco: una ricetta ben eseguita e impiattata
  • Per uno straniero: un cibo tipico Italiano, difficile da mangiare senza sbrodolarsi
  • Per un affamato: un sogno
  • Per una persona che soffre di celiachia: un miraggio
  • Per una persona nel bel mezzo di un attacco di mal di mare: un oggetto ripugnante
  • Per una persona a dieta: una tentazione
  • Per chi gestisce una mensa: un costo

Meno perfezionisti e più felici

Non il giovane è felice, ma il vecchio che ha vissuto una vita bella; poiché il giovane nel fiore dell’età è mutevole ludibrio della sorte.

Epicuro

Le persone che hanno la proria felicità come obiettivo tendono, mediamente, ad essere meno felici di altri (Susan David, psicologa presso la Harward Medical School).

Meglio non cercare la perfezione e la felicità a tutti i costi. Piuttosto conviene dedicarsi a scoprire con meraviglia e gratitudine i propri talenti naturali.

Scontenti di essere riusciti

La fallacia della meta raggiunta consiste nell’illusione che, una volta conseguito il risultato che vogliamo, saremo in una condizione di felicità duratura.

Tal Ben-Shahar, psicologo che insegna presso Harward

Ti è successo di lottare con tutte le tue forze per superare quell’esame oppure di ottenere quella promozione?

Una volta raggiunto l’obiettivo sopraggiunge una certa malinconia. Inizi a domandarti: “E ora? Cosa faccio?”

Non sei solo tu che provi delusione e amarezza. Questa condizione è spiegata molto bene nel libro Capolavori di Mauro Berruto: è la stessa sensazione che provano i campioni dopo un record del mondo o dopo aver vinto un trofeo.

Tutto ciò avviene per vari motivi:

  • Tendiamo a sovrastimare l’impatto emotivo postivo provocato dal raggiungimento di un obiettivo
  • Ci focalizziamo sugli aspetti positivi e ingnoriamo le possibili conseguenze negative (una promozione significa più soldi ma anche più responsabilità, meno tempo libero e prendere molte decisioni difficili).

Va beh. Ma allora che possiamo fare?

Il consiglio di Annamaria Testa è di sceglierci da soli mete e obiettivi, invece che farceli imporre dalle convenzioni e dagli altri. Possiamo darci degli obiettivi diversi, che non riguardino solo le prestazioni individuali ma anche le relazioni sociali, la famiglia, il benessere, il migliorare la nostra istruzione. Inoltre un po’ di sense of humor ci può aiutare a goderci un po’ di più il viaggio.

Perchè la semplicità è complicata

Fin dai tempi di John Locke la cultura anglosassone, inglese e americana, si è impegnata in una battaglia per la limpidezza e la chiarezza dei testi come valore supremo dell’arte dello scrivere e del parlare.

Tullio De Mauro, Capire le Parole

Siamo tutti d’accordo: la semplicità è molto importante. Ma allora perchè non parliamo in modo semplice? Non scriviamo in modo semplice? Non facciamo le cose in modo semplice?

  • Perchè essere semplici è faticoso. Per riuscire a parlare e scrivere in modo semplice dobbiamo conoscere molto bene l’argomento tanto da saperne isolare e mettere in evidenza gli aspetti fondamentali.
  • Perchè bisogna saper calibrare il livello di complessità sulle competenze del pubblico a cui è rivolto un testo o un discorso.
  • Perchè essere semplici è pericoloso. Se un testo è semplice tutti lo capiscono, diventa possibile per tutti fare obiezioni (lo stesso concetto è spiegato molto bene nel saggio di Paul Graham How to write usefully)
  • Perchè per essere semplici bisogna sapersi prendere delle responsabilità. Bisogna scegliere cosa importante e cosa non lo è. Bisogna investire tempo e energie per spiegare e dare delle motivazioni.

5 ultimi suggerimenti di Annamaria Testa

  1. Conviene essere aperti alla serendipidità, cioè alla possibilità di trovare qualcosa di positivo mentre non lo si sta nemmeno cercando. I percorsi della carriera sono raramente lineari, e spesso a fare differenza sono svolte tanto casuali quanto virtuose. Però…
  2. …praticare la serendipidità risulta più facile a chi è meno ansioso e o più flessibile sotto il profilo comportamentale, ha chiari obiettivi a lungo termine e non si lascia sovrastare dai dettagli. Questo vuol dire che…
  3. … è meglio non essere troppo rigidi e sostinati. È anche possibile concedersi delle pause, e il permesso di non essere troppo focalizzati e di lasciarsi guidare dalla curiosità. Tuttavia…
  4. …spesso l’offerta di un’opportunità inaspettata e nuova scatena nelle perosne, insieme al desiderio di accettare, un’ansia così forte da portarle, alla fin fine, a rinunciare, solo per azzerare lo stress della decisione. È una buona idea chiedersi “qual è la cosa più terribile che può succedermi se accetto?”. Di solito non è così terribile. E comunque…
  5. …conviene sempre ricordarsi che nessuna vita (neanche quelle che sembrano tali) è perfetta. Tutti falliscono, e la differenza consiste nel modo in cui si affrontano, e si superano, il fallimento o il rimpianto.

Conclusioni

  • Non smettere mai di fare domande
  • Gli incompetenti sovrastimano le proprie capacità
  • La nostra mente a volte prende delle scorciatoie sbagliate. È faticoso ma è bene stare attenti a come ragioniamo.
  • Pensare a come pensiamo è molto importante ma è anche una sfida impegnativa.
  • Il lato luminoso della noia consiste nel fatto che l’essere annoiati ci spinge a cercare stimoli diversi e a tirare fuori la nostra curiosità.
  • La curiosità è uno dei nostri beni più preziosi, perché ci guida a cercare nuove opportunità.
  • Leggere i romanzi cambia il cervello.
  • Leggere i romanzi migliora la capacità di scoprire e capire le emozioni delle altre persone.
  • Non affrontare i problemi sempre allo stesso modo seguendo gli stereotipi.
  • Spesso vediamo quello che vogliamo vedere.
  • L’attenzione determina la qualità della nostra esperienza di vita.
  • Vai per il mondo con un pizzico di leggerezza.
  • La capacità di tollerare l’incertezza è una caratteristica di chi è creativo.
  • Leggi ai bambini delle cose che li appassionino, che facciano venire loro l’appetito della lettura.
  • Prendere decisioni è faticoso.
  • Ognuno di noi pesca dalla realtà solo alcuni dati, se li aggiusta come meglio crede e poi ci costruisce la propria realtà.
  • Noi siamo pessimi ad immaginare il futuro. Lo immaginiamo sempre molto simile al passato recente.
  • Impara a chiedere scusa nel modo giusto.
  • Non cercare la felicità come obiettivo astratto.
  • La semplicità è complicata da raggiungere.
  • Farsi una risata aiuta sempre.

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Chi è Annamaria Testa

Annamaria Testa

Annamaria Testa si occupa di comunicazione e di creatività. Alla professione di consulente per le imprese affianca una intensa attività di scrittura come blogger e saggista e oltre vent’anni di docenza universitaria. Inizia a lavorare nel 1974 come copywriter mentre ancora frequenta l’Università Statale. Fonda la sua prima agenzia di pubblicità nel 1983. Collabora con diverse testate e con Rai e si occupa di comunicazione politica. È giornalista pubblicista dal 1988.
Nel 2008 apre il sito non profit Nuovo e utile, sul quale ad oggi ha pubblicato oltre 700 articoli dedicati a creatività, comunicazione e dintorni. Dal 2012 scrive ogni settimana per internazionale.it. È docente a contratto presso l’Università La Sapienza di Roma (1994-95) , l’Università degli Studi di Torino e l’Università degli Studi di Milano (2001-02), l’Università IULM (1998-2006), l’Università Bocconi di Milano (2007-2016). È autrice di un libro di racconti, Leggere e amare (Feltrinelli), e di diversi saggi su creatività e comunicazione: La parola immaginata (Il Saggiatore), Farsi capire (Rizzoli), La pubblicità (Il Mulino), Le vie del senso (Carocci), La creatività a più voci (Laterza), La trama lucente (Rizzoli), Minuti scritti (Rizzoli), Il coltellino svizzero (Garzanti).


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